Prosegue il viaggio In Abruzzo direzione Capestrano per conoscere due interessanti realtà Simonetta Caruso Puglielli e il suo Casa Fisolare e Carla Ciccone e il suo Terra di Solina, i loro b&b.
Lasciata Giulia Scappaticcio e il suo Casale Centurione, ci dirigiamo, secondo programma, appunto, a Capestrano.
Durante il tragitto però, guardando la cartina, ci torna nostalgia di Guardiagrele, una graziosa località in provincia di Chieti. Da Casale Centurione sono 25 Km e con mezz’oretta ci arriviamo. Un giretto per Guardiagrele regala sempre emozioni e quindi, dovete:
- salutare Stefania Santone e ammirare le sue ceramiche e la sua bravura, la troverete sempre a lavorare nel suo angolo a creare disegni bellissimi;
- assaggiare le Sise delle monache alla pasticceria Lullo;
- un salto da Palmerio dal 1884, con i suoi aromi antichi per pasticceria;
- visitare la bottega artigiana di DiSciascio Domenico, qui si lavora il ferro battuto come una volta anche colorato. Vedere al lavoro il signor Domenico è emozionante quanto ascoltare i suoi racconti.
Riprendiamo il viaggio verso Capestrano e questa volta senza distrazioni (da Guardigrele a Capestrano sono quasi 65 Km), Simonetta ci sta aspettando per condurci presso la sua Casa Fisolare dove ci attende un interessante Corso sulla Cucina Naturale con la Chef Vegetale Gina Di Benedetto in arte MOM. Dobbiamo seguire il nostro programma Abruzzo con Gusto e rispettare la tabella di marcia!
Simonetta è una bellissima donna con un’interessante storia: ci racconta la scelta di tornare nel luogo della sua infanzia con suo marito e sua figlia e creare un futuro qui, nella valle magica, come la chiama lei. Una promessa mantenuta a sua madre divenuta realtà: Casa Fisolare. Un luogo pieno d’amore e di passione, dove Simonetta mette tutti a proprio agio offrendo la possibilità di cucinare in una cucina comune o di cucinare lei per chi lo desidera. Questa convivialità e condivisione fa incontrare persone di tutto il mondo che qui a Casa Fisolare trovano pace e armonia mangiando in una tavola comune, chiacchierando a bordo piscina. Simonetta vi potrà consigliare gite in zona, canoa sul Tirino e la visita a Capestrano col suo Castello Piccolomini che da Casa Fisolare, la notte, appare in tutto il suo splendore. Il b&b ha 3 camere per un totale di 6 posti letto. Qui due di noi, Candida e Silvia, hanno trascorso la notte, mentre Tomas ed io abbiamo una stanza presso Terra di Solina, sempre a Capestrano a pochissimi chilometri da Casa Fisolare.
Simonetta per i suoi ospiti organizza anche lezioni di cucina, di yoga o escursioni sul Tirino. Noi abbiamo partecipato ad un interessante Corso di Cucina Naturale in collaborazione con lo chef Gina Di Benedetto in arte “MOM” e cena a bordo piscina. La Chef Mom è da non perdere, rimarrete affascinati dalla sua calma rassicurante e colpiti dalla sua profonda professionalità. I suoi piatti vegetali sono squisiti!
Casa Fisolare
Via delle Aie, 17 – 67022 – Capestrano (L’Aquila) – Casafisolare@gmail.com
Capestrano
Il borgo di Capestrano è famoso per il ritrovamento del “Guerriero di Capestrano”, una statua rinvenuta casualmente nel 1934 da un contadino locale durante dei lavori agricoli per l’impianto di una vigna. Il guerriero, noto anche con il suo nome Nevio Pompuledio, risalente alla metà del VI sec. a.C., rappresenta una figura maschile con le braccia ripiegate sul petto, in costume militare con caratteristico copricapo dalle larghe tese, interpretato come elmo da parata. Oggi la statua, simbolo del Parco Nazionale del Gran Sasso ed emblema dell’ Abruzzo nel mondo, è conservata nel Museo nazionale di Archeologia di Chieti (immagine presa da qui).
“A Capestrano c’è sempre il sole, lo sapevi? Anche nelle giornate con le nuvole non dimentica mai di affacciarsi ☀️ è come attraversare uno stargate!” (dalla pagina Facebook di Simonetta)
Abruzzo con Gusto prosegue, sempre a Capestrano per conoscere Carla e la sua Terra di Solina.
Terra di Solina e Acqua Dolce Rooms
Arriviamo presso Terra di Solina per prendere possesso della camera e lasciare i bagagli. Ad accoglierci c’è Carla Ciccone, il sorriso più bello di questo lungo weekend abruzzese. Carla, orgogliosa, ci mostra la sua struttura, un vero gioiello concepito nel rispetto della natura circostante. Un’ampia sala dove mangiare e fare colazione al mattino, un angolo di design ma essenziale, rilassante intorno al camino , mobili, tavoli, sedie, scaffali tutto in armonia con il resto, non c’è nulla che stride, nulla che disturba le tonalità della terra da cui tutto è stato progettato.
Prendiamo le chiavi delle stanza e ci riserviamo di saperne di più, sulla struttura, il giorno seguente a colazione. Le stanze mantengono lo stesso stile essenziale, materico, i colori della terra ovunque, un letto a baldacchino e un grande armadio nasconde all’interno il bagno. Un bagno grande con una doccia enorme dove ci si può lavare e anche asciugare senza bagnare il pavimento del resto del bagno. Sul mobile di fronte al letto tutto l’occorrente per preparare una tisana o un tè da sorseggiare guardando attraverso le enormi vetrate a tutta parete con affaccio sul giardino e più giù sulla valle.
Dopo colazione incontriamo il marito di Carla, Alfonso D’Alfonso e con lui ci facciamo una chiacchierata. Mentre Carla si è occupata della ristrutturazione, insieme all’architetto Sabina de Deo, specializzata in recuperi di strutture per il food, Alfonso è colui che ha voluto fortemente che tutto ciò divenisse realtà. La struttura in realtà era un capannone che è stato appunto recuperato, rispettandone la volumetria, facendo attenzione che non impattasse sul territorio circostante del Parco Nazionale del Gran Sasso e dal momento che il nome era stato già deciso, Terre di Solina, hanno portato la terra dentro, con i colori e il verde che la circonda, con una suggestiva parete che piacevolmente accoglie chi entra.
Alfonso era un manager, gli ultimi 7-8 anni della sua “precedente vita” era direttore generale. Negli ultimi 2-3 anni il lavoro iniziava a diventare pesante, la politica interna dell’impresa per cui lavorava non era più vicina ai suoi ideali e l’insofferenza si faceva più presente ogni giorno.
La decisione matura, ad un certo punto, e la voglia di ritornare a casa, all’attività familiare a cui era legato, si palesa con sempre più forza. Quando ne parla a Carla lei non ha dubbi e decide di condividere questo desiderio. Inizialmente la necessità di capire cosa ristrutturare e per fare questo occorre lasciare il lavoro di Alfonso, passo azzardato a cui nessuno da credito ma il suo istinto manageriale e l’amore per il lavoro passato dei suoi genitori hanno la meglio.
All’inizio è dura, poi lo sviluppo del progetto per rimettere in piedi la parte agricola, incrementarla e trasformarla, questa azienda produceva sopratutto foraggio. Nella sala, dove stiamo conversando, c’era una stalla dove il papà di Alfonso aveva animali da latte e da carne, Alfonso invece ha riprogrammato tutto evitando gli animali e recuperando gli oliveti, reimpiantando vigneti, impiantando querce e roverelle, nocciole micorizzate per la produzione di tartufi e poi lavorando molto sui cereali antichi e sul loro recupero come Solina, Saragolla e Farro.
La Solina era stata abbandonata ma il Consorzio e Slow Food sono stati vicino ai produttori fino a riconoscere la Solina come presidio e non solo ma anche altri 8/9 prodotti sono diventati presidi, come il fagiolo di Paganica, lenticchie, ceci di Navelli e altri.
La prima fase del rinnovo è la ristrutturazione dell’azienda, poi la produzione di cereali antichi e legumi e poi la rimessa in piedi degli uliveti e l’impianto di nuovi vigneti, Montepulciano e Aleatico. A quest’ultimo è dedicata un’azione di recupero. Vitigno presente anticamente nei vigneti di Capestrano è stato reintrodotto e successivamente impiantato anche il Trebbiano. Quella del vino è una produzione a cui Alfonso tiene in particolar modo, la sua passione lo spinge a produrlo e sopratutto a produrlo in maniera artigianale e naturale, i suoi vini non hanno solforosa aggiunta, non sono filtrati, sono completamente naturali ed è presente anche una coltivazione completamente biologica al suolo.
Dopo aver recuperato la parte agricola dei possedimenti familiari, Alfonso si dedica alla realizzazione di un luogo dove la trasformazione delle materie prime può anche aprire nuove porte verso il turismo. La messa in opera di un agriturismo è scontata, definita da Alfonso la scelta giusta. In questo modo ha la possibilità di contribuire a promuovere il territorio e sopratutto a lavorare in rete con altri operatori con gli stessi loro obiettivi.
“Uno dei problemi principali in una realtà ricca come questa è quello di fare rete“, commenta Alfonso, “il territorio offre tantissimo, un esempio su tutti è l’Archeofarm in collaborazione con l’Università di Chieti“. Ogni anno tra agosto e settembre Alfonso mette a disposizione i loro terreni per l’Università, che si sceglie dei siti per gli scavi e i turisti possono assistere. La particolarità sta sempre nel cibo, infatti la sera si organizza una cena con un menu composto dai prodotti dell’epoca italica, mentre gli archeologi interloquiscono con gli ospiti. Un’esperienza estremamente interessante, perché normalmente l’archeologia viene vista come un qualcosa di statico, di noioso, in questo modo invece coinvolgendo i turisti nello scavo e poi parlando con gli archeologi e mangiando un cibo che ti riporta all’epoca, riesci a vivere a pieno quest’esperienza unica. Questo è un’esempio di “fare rete“, ma presso Terre di Solina si organizza anche altro, integrandosi con altri operatori nel turismo.
Gli uliveti di questo territorio, in particolare di Alfonso, sono uliveti estremi a ridosso del bosco. Sono stati recuperati dal bosco stesso, piante antichissime. La produzione di zona è bassissima, ma le escursioni termiche a cui sono sottoposti e il clima di zona, eccezionale, eleva la qualità dei prodotti. Le violente escursioni termiche provocano alla pianta, per difendersi, una super produzione di polifenoli che poi ritroviamo, noi consumatori, come antiossidante nell’olio, (l’Aquilano gentile e rustico poi c’è intosso, la torcolana, alcune varietà sono indecifrabili sia agli agronomi che ai frantoiani), e nella vite. Alfonso definisce il suo territorio un terreno calcareo che drena, ma allo stesso tempo difficile, dona sapori ma non ti dà sicuramente la quantità.
Stessa difficoltà si riscontra per i cereali antichi come la Saragolla e sopratutto la Solina, il grano di questo territorio con cui si faceva tutto, pasta, pane e dolci. Poi negli anni 50-60, quando le difficoltà di produzione, come i problemi di allettamento, la poca quantità di glutine che rendeva difficile la lievitazione e la lavorazione nelle industrie e poi la poca resa, 10-12 quintali per ettaro contro i 60/70 per un cereale commerciale, la Solina è stata tolta dai cicli produttivi locali. Rimane solo come coltura locale per dare da mangiare alle galline, la vendita di pane bianco poi, considerato il pane dei benestanti, ha contribuito alla scomparsa della Solina.
Anche con i legumi c’è stata una grande rivalutazione. In Italia ogni microterritorio ha i suoi legumi e qui ci sono legumi antichissimi come la cicerchia, la roveja, il fagiolo aquilano, il fagiolo di Paganico le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio. Nella zona un grosso contributo è arrivato dal fiume Tirino, protagonista di questa vallata.
Capestrano si chiama cosi perché è a capo di tre sorgenti caput trium, un territorio ricchissimo di acqua, senza il Tirino sarebbe stato un deserto. Il fiume ha consentito la coltura delle cannavine, (orti di famiglia), lungo le sue rive: ogni famiglia aveva un pezzettino di terreno per coltivare ortaggi e allo stesso tempo aveva un punto d’appoggio sul fiume per alimentare gli animali, prevalentemente con la sedanina, un’erba che cresce in ambienti umidi, presso acque stagnanti, al di sotto della fascia montana. Alfonso ci racconta che in questa zona si faceva la pesca di frodo e si integrava l’alimentazione con trote e gamberi. Con le foglie della sedanina si avvolgevano le trote, pescate nel fiume, quando non c’erano i frigoriferi in quanto la pianta aveva il potere di bloccarne la putrefazione.
Nel 1965 fu realizzata la diga artificiale di Capodacqua, per bonificare e irrigare i terreni sbarrando il corso del Tirino. Prima che venisse tutto sommerso, la famiglia di Alfonso aveva due mulini, uno più grande di circa 400 mq, dove ancora sono ben visibili due arcate in buono stato di conservazione e a lato il mulino più piccolo, probabilmente costruito per ampliare il primo. Qui è rimasto intatto il selciato dei viottoli antichi, che un tempo veniva percorso dai contadini con il loro carico di grano. Tutto questo ora è sommerso dalle acque del Lago di Capodacqua, che grazie alle sue acque cristalline date dalla temperatura costante di 10 gradi, che non permette la crescita di alghe, il lago è meta di turisti di tutto il mondo. Soltanto con le immersioni si può ammirarne la bellezza, non a caso è definito, nel panorama turistico internazionale, la piccola Atlantide d’Abruzzo. C’è divieto di balneazione e snorkeling.
Tutto ciò rende la valle un luogo magico: ruscelli, alberi da frutta, piccoli vigneti, il Tirino ha fatto si che in questo territorio ci fosse una vera e propria presenza di enormi ricchezze e avvicendamento di civiltà.
Il turista, sopratutto straniero, non può che rimanere colpito da tanta ricchezza storica, dalle numerose produzioni agricole e dai paesaggi che grazie al fiume e alla centralità del territorio regalano percorsi che diventano itinerari eccezionali.
“Un territorio si racconta con le parole, le immagini ma anche con l’amore per le cose fatte bene! Terre di Solina è un luogo speciale dove potrete gustare gli autentici sapori di questa terra ma anche incontrare persone splendide che sanno trasmettervi emozioni uniche. Carla e Alfonso vi accoglieranno nel loro bellissimo locale per degustare i prodotti della loro azienda agricola superbamente trasformati in leccornie dalla meravigliosa Mariana!!!” (dalla pagina facebook) #terredisolina #terredeltirino #capestrano #capodacqua
Terra di Solina e Acqua Dolce Rooms
Nucleo Capodaqua 4 (130,37 km) – 67022 Capestrano
Tel. 331 676 6139
www.terredeltirino.it
LA VALLE DEL TIRINO
Dalla notte dei tempi
quanti piedi hanno calpestato
le zolle di questa Valle
quanti uomini hanno vissuto
amato, odiato, pregato e combattuto
Quanti eroi e guerrieri
si sono succeduti
alle pendici dei tuoi colli
si sono dissetati con l’acqua
del tuo fiume
si sono sfamati con i frutti
della tua terra
ed ancora oggi, Valle
dai asilo a gente
tanta gente
che ancora ama, odia, prega
ed ha smesso di combattere
Oggi tra queste pietre
tra queste montagne
che reperti nascondono
dal neolitico fino a ieri
ci sono io, ci siamo noi
tutti noi che siamo l’orma nelle orme
dei piedi che per millenni
hanno calpestato queste zolle
e l’unica eternità che ci resta.